L’archivio storico della Deputazione Subalpina di Storia Patria si trova a Palazzo Carignano, ala ottocentesca, gli impianti sono a norma e vengono revisionati regolarmente, gli arredi sono d’epoca; è collocato sia in armadi in legno nella sala Consiglio sia in alcune scaffalature nei locali biblioteca e segreteria. Consta di dodici fondi: l’archivio in senso stretto della Deputazione Subalpina di storia patria e i fondi aggregati provenienti dalla Fondazione Cavour, dalla Società Storica Subalpina e dal lascito Bertolotti, nonché i fondi Boatteri-Sotteri, Ceva di Nucetto Cavallerleone, Maria Clotilde Daviso di Charvensod, Perrero e Graneri, Sclopis, Baudi di Vesme, Maggiora e Santa Maria di Frossasco.
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L’archivio era stato inventariato nel 2004, a cura di Retriever snc (nelle persone di Ilaria Bibollet – Andrea Calzolari – Nicoletta Fiorio Plà – Laura Gatto Monticone).
leggi tutto…La descrizione del lavoro eseguito allora ed estrapolata da quell’inventario è la seguente:
L’archivio storico della Deputazione subalpina di Storia Patria è stato riordinato durante un intervento che si è sviluppato nel corso degli anni 2002 e 2003.
Prima del presente intervento, il materiale archivistico si presentava depositato in armadi in legno collocati nella sala del Consiglio della Deputazione e in alcune scaffalature nei locali di biblioteca e segreteria.
La consistenza complessiva dell’archivio ammontava a circa 55 metri di sviluppo lineare di documentazione.
L’intervento ha comportato una prima fase di schedatura, volta a fornire una descrizione esauriente per ciascuna unità archivistica (fascicolo o registro), identificata durante l’esame della documentazione. Di ciascuna unità sono stati rilevati gli estremi cronologici, una descrizione esauriente del contenuto, una prima ipotesi di inquadramento in fondi e serie di primo e secondo livello ed eventuali segnature archivistiche precedenti; a ciascuna unità archivistica è stato assegnato un identificativo numerico provvisorio, progressivo su tutto l’archivio.
L’archivio era già stato oggetto di un intervento di schedatura parziale, condotto negli anni scorsi su una porzione dell’archivio corrispondente a circa due terzi del materiale archivistico. I dati rilevati da questa schedatura sono stati recuperati, verificati e integrati laddove necessario.
Sono così state individuate e descritte 890 unità archivistiche e dodici fondi: l’archivio in senso stretto della Deputazione Subalpina di storia patria e i fondi aggregati provenienti dalla Fondazione Cavour, dalla Società Storica Subalpina e dal lascito Bertolotti, nonché i fondi Boatteri-Sotteri, Ceva di Nucetto Cavallerleone, Maria Clotilde Daviso di Charvensod, Perrero e Graneri, Sclopis, Baudi di Vesme, Maggiora e Santa Maria di Frossasco.
L’archivio della Deputazione Subalpina in senso stretto comprende 768 unità archivistiche; le carte sono comprese in un arco cronologico che va dalla data della fondazione dell’Istituto, il 1833, a tutto il 1985, data scelta come termine ultimo prima delle sezioni corrente e di deposito dell’archivio. Sono tuttavia presenti carte in copia o in originale risalenti anche al XVI secolo, conservate insieme al materiale scientifico e di studio custodito nell’archivio. Onde evitare di smembrare le unità archivistiche sono state lasciati nell’archivio storico i fascicoli o registri aperti prima del 1985 ma chiusi dopo quella data: sono così presenti registri e documenti posteriori al 1985, fino al 2000.
In assenza di tracce visibili di un ordinamento preesistente, l’archivio è stato ordinato secondo una struttura articolata in livelli gerarchicamente dipendenti l’uno dall’altro. I primi livelli, corrispondenti alle principali funzioni dell’Istituto, articolano il materiale in dieci grandi partizioni: Atti costitutivi, statuti e regolamenti, carte prodotte dal Consiglio di Presidenza, Assemblee dei soci, carte relative a Soci, Amministrazione, Contabilità, documenti relativi all’Attività Scientifica della Deputazione, all’Attività editoriale, a Studi, Ricerche e materiali manoscritti e carte di Miscellanea.
Ciascuno di questi livelli è a sua volta articolato in ulteriori livelli e sottolivelli, in numero variabile secondo i casi, così come specificato in ogni introduzione a ciascuna delle dieci articolazioni sopra enumerate.
Le singole unità archivistiche sono state ordinate per lo più cronologicamente all’interno di ciascun livello ed è stato attribuito loro un identificativo numerico univoco, progressivo su tutto il fondo, che permette di identificare il materiale in riscontro con l’inventario e ne consente l’ordinata conservazione. Questo numero è riportato anche sull’unità di conservazione (faldone) e ne permette l’agevole reperimento.
Sono quindi conservate le carte afferenti ad alcuni archivi aggregati, pervenuti per diverse vie alla Deputazione Subalpina di storia patria nel corso della sua attività. L’archivio non conserva tracce di queste acquisizioni se non per alcuni di questi fondi, né la stessa identificazione del singolo fondo dipende da altri elementi oggettivi, se non la consuetudine degli studiosi che li hanno consultati.
Questi fondi sono:
Il Fondo Fondazione Cavour, che contiene poche unità di materiale relativo all’amministrazione e alla contabilità della Fondazione e prodotto nella seconda metà del XX secolo, pervenuto alla Deputazione per vie ignote.
Il Fondo Società Storica Subalpina. Il fondo comprende i verbali delle sedute dell’Assemblea dei soci e del Consiglio direttivo e gli elenchi dei socie della Società Storica Subalpina, fondata nel 1916 da Ferdinando Gabotto e fatta confluire nel 1936 nella Deputazione Subalpina di Storia Patria. Questo materiale fu versato probabilmente all’atto della fusione delle due istituzioni.
Il Fondo Lascito Bertolotti, costituito da tre unità archivistiche comprendenti una raccolta di documenti datati tra il XII e il XVIII secolo, acquisiti dalla Deputazione in seguito a un lascito del cavalier Bertolotti, storico ottocentesco, di cui tuttavia non è stata trovata traccia.
Il Fondo Boatteri – Sotteri. Questo è uno dei fondi di cui si conserva il maggior numero di testimonianze sulla sua genesi e acquisizione. La storia di questa collezione di documenti medioevali di area artigiana inizia con l’attività di Pietro Giovanni Boatteri (Asti, 1747-1807), erudito e collezionista di documenti relativi alla storia della sua città. Boatteri aveva ereditato molte carte dallo storico artigiano Giovanni Provenzale di cui era stato esecutore testamentario e altre ne aveva acquistate nel corso della sua vita. Nel 1807 il figlio Giovanni Battista, sacerdote ed editore delle opere paterne, cedette manoscritti, pergamene e medaglie all’abate Filippo Sotteri, direttore del convitto scolastico di Asti. Alla morte dell’abate, il suo erede universale Eustachio Isnardi, ricevitore delle imposte di Alba, restò proprietario della collezione. Nel 1851 il conte Ignazio Somis di Chiavre, direttore capo degli Archivi del Regno e Cesare Saluzzo di Monesiglio, presidente della Regia Deputazione di Storia Patria di Torino ne perfezionarono l’acquisto dietro il pagamento di 1500 lire. Il fondo conserva pergamene e carte provenienti da enti ecclesiastici del territorio artigiano, risalenti fino al XIII secolo.
Il Fondo Ceva di Nucetto Cavallerleone. Faceva parte di un nucleo di documentazione denominata “Carte Franzero”, costituito da alcuni fondi “donati dal signor Geometra Fransero nell’ottobre 1886 per mezzo del segretario barone Antonio Manno”; le carte, inventariate da Gaudenzio Claretta, furono presentate al Consiglio di Presidenza nella seduta del 4 aprile 1887. La documentazione non conserva ulteriori notizie sull’origine e la storia di queste collezioni. Il Fondo Ceva di Nucetto Cavallerleone conserva 76 documenti pergamenacei e cartacei, compresi tra il XIII e il XVIII secolo, relativi alla storia della famiglia, feudataria del luogo di Cavallerleone.
Il Fondo Maria Clotilde Daviso di Charvensod. Si tratta di un nucleo di carte proveniente dall’attività scientifica di Maria Clotilde Daviso di Charvensod, defunta socia della Deputazione. Conserva appunti per lezioni, schede, estratti, dattiloscritti sulla storia del Piemonte medioevale.
Il Fondo Perrero e Graneri. Si tratta di un fondo di cui non è stato possibile chiarire l’origine, contenente carte relative alla storia della famiglia Graneri e un insieme di appunti, studi, schede e copie di documenti d’archivio, prodotti nel corso della sua attività erudita dal socio della Deputazione Domenico Perrero.
Il Fondo Sclopis. Si tratta delle carte pervenute alla Deputazione alla morte del socio ed erudito Federigo Sclopis. Sono conservate relazioni e discorsi, carteggi vari, appunti per studi, numeri singoli di riviste e periodici, studi, ricerche e materiali manoscritti.
Il Fondo Maggiora conserva 18 documenti pergamenacei duecenteschi relativi alle controversie tra Amedeo IV conte di Savoia e Umberto Delfino di Vienne. Analogamente al fondo precedente, anche per il fondo Maggiora è risultato impossibile trovare riscontri documentari in merito all’origine e alla sua storia archivistica.
Il Fondo Santa Maria di Frossasco, analogamente al fondo Ceva di Nucetto, è stato acquisito dalla Deputazione all’atto della donazione delle carte Franzero nel 1886. Conserva 7 pergamene e due registri della metà del XVI secolo relativi ad atti di vendita ed affitto di beni, documenti relativi alla collazione della prevostura di Santa Maria e consegnamenti di beni.
Analogamente all’archivio della Deputazione in senso stretto, questi fondi minori sono stati articolati per tipologie omogenee di documentazione, le singole unità ordinate in ordine cronologico e a ciascuna unità è stato attribuito un identificativo numerico univoco, progressivo per ciascun fondo, che permette di identificare il materiale in riscontro con l’inventario e ne consente l’ordinata conservazione. Questo numero è riportato anche sull’unità di conservazione (faldone) e ne permette l’agevole reperimento.
Interventi archivistici di approfondimento analitico realizzati nel 2024 a cura di Acta Progetti srl
Nel progetto iniziale si era valutato di intervenire su due fondi soltanto, precisamente: il Boatteri – Sotteri e il fondo manoscritti.
In seguito alla visita della Soprintendenza è emerso, però, che il fondo manoscritti potrebbe non essere un vero fondo archivistico pur essendo formato perlopiù da volumi, appunto, manoscritti, ma un fondo bibliografico in quanto i volumi sono composti da manoscritti cuciti insieme per un utilizzo preciso (per esempio uno di essi costituisce un corpus legislativo sabaudo).
Il fondo è stato dunque escluso da questo progetto.
In base alle necessità originarie espresse dall’ente che riguardavano essenzialmente la necessità di mettere online i propri inventari al fine di consentirne un’agevole fruizione anche non in loco si è proceduto innanzitutto all’informatizzazione dell’inventario del 2004 (redatto in MSAccess, e salvato su floppy disk) sulla piattaforma di Regione Piemonte per i beni culturali “Mèmora”.
Come passaggio successivo si è proceduto alla verifica dei dati inseriti e anche alla loro integrazione, ove necessario, per i due fondi seguenti:
– “Deputazione Subalpina di Storia Patria”
– “Boatteri – Sotteri”.
In particolare:
Per il fondo “Deputazione Subalpina di Storia Patria”, serie “Amministrazione” sottoserie “Corrispondenza”, sono stati inseriti, nel campo “Contenuto”, i nominativi di tutti i corrispondenti (nel formato Cognome, Nome oppure per esteso nel caso di un ente) nelle unità archivistiche “Corrispondenza suddivisa per ordine alfabetico”, “Corrispondenza” e “Corrispondenza generica”. Contestualmente è stato controllato l’arco cronologico. Le unità interessate sono state 35.
Inoltre, nella serie “Attività scientifica della Deputazione” sottoserie “Celebrazioni”, è stata aggiunta una descrizione del contenuto delle unità archivistiche 508 e 509 inerenti la mostra storica sul Centenario dell’Unità d’Italia del 1961.
Per il fondo “Boatteri – Sotteri”: nella serie “Pergamene” (4 u.a.) è stata indicata, nel campo “Contenuto”, la consistenza delle pergamene (es. “182 pergamene ordinate cronologicamente”); nella serie “Copie, manoscritti e materiali di studio” (24 u.a.) è stato precisato, sempre nel campo “Contenuto”, il numero del volume nel quale l’unità archivistica è conservata (es. “Volume II”).
Sono state digitalizzate alcune pergamene.
Sistema Informatico
Il database utilizzato è “Mèmora”, vale a dire la piattaforma di Regione Piemonte per i beni culturali ed è stato redatto un nuovo inventario in PDF.
Risultati ottenuti
L’inventario, migliorato in alcune sue parti, è ora consultabile online.
Sia l’intervento del 2004 sia quello del 2024 sono stati realizzati grazie al sostegno di Regione Piemonte, settore archivi e biblioteche.
mostra meno…